Dentro l’oratorio un clima di pace, fuori manca tutto

Intervista ad Afisa Samir e Maysoun Ibrahim

Paestum, 23 Agosto

Afisa Samir e Maysoun Ibrahim sono salesiani cooperatori, vivono a Damasco, hanno due figli, Annamaria e Giacomo. Afisa, 42 anni, lavora presso la Nunziatura Apostolica di Damasco, fondatore insieme alla moglie del gruppo famiglie di Don Dosco. Incaricato del coro parrocchiale, fa parte del Consiglio Pastorale. Maysoun, 36 anni, lavora nell’amministrazione di una scuola cattolica. Incaricata dell’estate ragazzi per la fascia della scuola superiore,  anche lei fa parte del Consiglio Pastorale come catechista e coordinatrice delle famiglie di Don Bosco.

Nell’orazione del mattino, Afisa e Maysoun ci presentano il loro impegno presso l’opera salesiana e definiscono così la situazione di Damasco: «Dentro l’oratorio c’è un clima di pace fuori manca tutto». Li abbiamo incontrati durante l’edizione 2015 della SFAF rivolgendo loro alcune domande. Mentre facciamo l’intervista arriva la notizia che i missili cadono a damsco presso ‘oratorio di don bosco e i responsabili hanno deciso di chiudere l’oratorio e la chiesa attorno all’oratorio ci sono feriti e morti.

Quando avete avviato il gruppo famiglie Don Bosco?

Parla Afisa: «Nel natale del 2014.  Nei mesi precedenti abbiamo invitato tutte le famiglie con cui eravamo in contatto, dentro e fuori l’oratorio. Abbiamo fatto una grande festa e presentato il progetto. Hanno risposto in dodici famiglie. L’oratorio di Damasco è il  primo ad aver costituito un gruppo in tutto il Medio Oriente. L’Ispettore ci ha ringraziati esprimendo la necessità che ci fosse un progetto di pastorale familiare con scopi chiari, animato dal proposito di vivere il sistema preventivo di Don Bosco a partire dalle nostre famiglie. Vorremmo avviare un percorso cosicché in ogni casa salesiana del Medi Oriente, dalla Siria all’Egitto, passando per la Terrasanta ci sia un gruppo di famiglie Don Bosco».

Dove avete conosciuto Cerchi d’Onda e la Scuola di Formazione?

«Durante un incontro nel quale erano stati convocati  tutti i direttori delle case salesiane del Medio Oriente e dell’Italia». Maysoun interrompe il marito. E’ turbata: via Facebook giunge la notizia di un bombardamento a poca distanza dall’oratorio. Ci dice che i responsabili hanno deciso di chiudere. Attorno alla Chiesa ci sono morti e feriti. I loro bambini sono al sicuro. Interrompiamo per qualche minuto la conversazione. Afisa riprende: «Il salesiano che segue i cooperatori in Siria ha conosciuto Loredana Simeone. Da qui è nata la proposta che noi partecipassimo come coppia ai lavori della Scuola».

Come è cambiata la situazione economica delle famiglie siriane?

«Prima nel 2010, in Siria venivano nove milioni di turisti. La gente stava bene. Le principali fonti di ricchezza economica erano: il petrolio, il commercio, l’importazione di auto, il settore bancario. Tutto questo ora si è fermato: non c’è turismo, nessun prodotto importato dall’estero o dai paesi del Golfo, le sanzioni europee hanno fatto crollare definitivamente l’economia. La lira siriana ha perso valuta, il costo della vita è aumentato. Prima guadagnavo 1500 dollari al mese – parla Afisa – oggi il mio stipendio è di poco più di 200». Maysoun aggiunge: «oggi guadagno non più di 70 dollari al mese. Prima della guerra erano 350. In Siria tutti gli impiegati soffrono. Con 7000 lire potevamo scaldare casa durante tutto l’inverno, oggi costa 2000 lire, per cui tutta la gente in inverno ha freddo».

A causa dei bombardamenti molti hanno dovuto lasciare la propria casa. Voi ora dove abitate?

Risponde Maysoun: « A causa della guerra tanti hanno dovuto lasciare le loro case.  Noi abbiamo lasciato la nostra perché a pochi chilometri avevamo bombardamenti. Stiamo pagando il mutuo di una casa in cui non viviamo più».

I vostri due figli come passano le loro giornate?

«D’inverno vanno a scuola. Nel pomeriggio stanno a casa a fare i compiti. Il sabato e la domenica in oratorio. Il venerdì catechismo.  D’estate le cose cambiano in meglio. Dalle 10 del mattino fino alle 20 di sera passano tutta la giornata in oratorio. Se siamo a casa, e ci sono i bombardamenti Annamaria comincia a piangere, chiude le orecchie. Giacomo la rassicura dicendole: “arriveranno le ambulanze a prenderci, non preoccuparti”».

Quali aiuti vi aspettate dall’Italia?

«Per noi è difficile rispondere a questa domanda. Le famiglie hanno difficoltà a sostenere economicamente i mutui delle case e le rette scolastiche».

E per la famiglie di Don Bosco?

Prende la parola Afisa: «Un secondo aiuto potrebbe essere quello di ricevere consigli, materiali e sussidi per continuare bene il lavoro avviato con il gruppo famiglie».

Autore: Diana Notari